lunedì 14 aprile 2014

La Guerra

LA GUERRA
Cantano i miti — Fuse Prometeo
nel primigenio fango animandolo
la forza d’insano leone:
l’uomo levandosi ruggí guerra.
Dal rosso Adamo crebbe a l’esilio
il lavorante primo: soverchio
gli parve nel mondo un fratello:
truce rise su ’l percosso Abele. —
Quindi gorgoglia sangue ne i secoli
la faticosa storia de gli uomini,
dal Pàrthenon grande a la tua
casa candida, Vashingtòno.
Su l’orso a terra steso rizzandosi
il troglodita brandí ne l’aere
la clava, da i muscoli al cuore
fervere sentendo la battaglia.
I feri figli giocando al vespero
nel sol rossastro luccicar videro
tra i massi cruenti la selce,
e l’acuirono per la strage.
Poi de le cose di fuor le imagini
calde riflesse nel mental fosforo
per mezzo l’april vaporante
ebri rapíangli, barcollando,
da i palafitti laghi, da i fumidi
antri scavati. Ahi, verzicarono
le biade, pria magre su ’l colle,
nel lavacro de le vene umane.
Dal superato colle i superstiti
guardaro: i fiumi vasti, l’oceano
moltisono, le caliganti
alpi percossero di stupore
i petti aneli verso il dominio,
le menti accese del vago incognito.
Il pin fu gettato su l'onde
da i cerchi di pietre in vetta al monte
tonaro i fòschi dèi de le patrie,
da i chiusi ostelli le donne risero:
e quindi la guerra perenne,
cavalla indomita, corse il mondo.
Pria che ’l falcato ferro de l’arabo
profeta il culto suada a i popoli
de l’unico Allah solitario,
e intorno al sepolcro scoverchiato
del crocifisso ribelle a Ieova
arda il duello grave ne’ secoli
tra l’Asia e l’Europa, onde fulse
a gli ozi barbari luce e vita;
oh ben pria manda l’aurea Persepoli
gli adoratori del fuoco a gl’idoli
contro, onde sonò Maratone
inclita storia ne le genti,
e Zeus su ’l trono de gli Achemenidi,
nume pelasgo d’Omero e Fidia,
ascese co ’l bello Alessandro,
ed Aristotele meditava.
Dal Flavio Autari che il longobardico
destriero e l’asta spinge nel Ionio
sereno ridentegli dopo
lungo errare armato, al venturiere
che uscito a vista del Grande Oceano
cavalca l’onde nuove terribili
armato di spada e di scudo
pe ’l regio imperio de la Spagna,
una fatale sublime insania
per i deserti, verso gli oceani,
trae gli uomini l’un contro l’altro
co’ numi, co ’l mistico avvenire,
con la scïenza. Su le Piramidi
il Bonaparte quaranta secoli
ben fellah curvato, tra sfere e circoli,
ei parla i diritti de l’uomo:
ondeggiano in alto i tre colormal certo. Dal sangue la Pace
solleva candida l’ali. Quando?
chiama. Colà dove mummie
dormono inutili Faraoni,
al musulmano solenne, al tacito
(Bologna 9 novembre 1891)
G. Carducci