Ti sei mai chiesto perché nessuno reagisce di fronte all’infame ondata di oppressione e abuso di ogni tipo che stiamo subendo? Non rimani perplesso del fatto che non succede assolutamente nulla,
viste le tante rivelazioni di casi di corruzione, ingiustizia, ruberie e
prese in giro della legge e della popolazione in genere, alla quale si è
rubato letteralmente il presente e il futuro? Ti sei mai chiesto
perché non scoppia una rivoluzione di massa e perché tutti sembrano essere addormentati e ipnotizzati?
In questi ultimi anni ogni tipo di informazioni che dovrebbe aver
danneggiato la struttura del Sistema fino alle sue fondamenta, è stata
resa pubblica, eppure questa stessa struttura continua a essere intatta
senza neppure un graffio superficiale. Questo rende palese un fatto
veramente preoccupante che sta sotto il nostro naso e al quale nessuno
presta attenzione.
Il fatto che CONOSCERE LA VERITA’ non importa a nessuno, sembra incredibile, ma i fatti lo confermano giorno dopo giorno.
L’informazione non è rilevante.
Rivelare i più oscuri segreti e renderli di dominio pubblico non produce nessun effetto, nessuna risposta da parte della popolazione per quanto i segreti siano terribili e scioccanti.
Per decenni abbiamo creduto che chi lottava per la verità, gli
informatori capaci di svelare fatti nascosti o mettere in piazza i panni
sporchi potevano cambiare le cose, potevano alterare il divenire della
storia.
Siamo cresciuti in realtà, con la convinzione che conoscere la verità
era cruciale per creare un mondo migliore e più giusto e di chi lottava
per rivelare il nemico più grande dei potenti tiranni.
E forse per un periodo è stato così.
Oggi, però, “l’evoluzione” della società e soprattutto della psicologia di massa ci ha portato a un nuovo stato di cose:
uno stato mentale della popolazione che non avrebbe osato immaginare il più alienato dei dittatori. Il sogno di ogni tiranno della faccia della terra: non dover nascondere né occultare niente al suo popolo.
Poter mostrare pubblicamente tutta la sua corruzione,
malvagità e prepotenza senza doversi preoccuparsi di alcuna risposta da
parte di quelli che opprime. Questa è la realtà del mondo in
cui viviamo. E se credete che questa sia un’esagerazione, osservate voi
stessi ciò che vi circonda.
Il caso della Spagna è lampante. Un paese immerso in
uno stato di putrefazione generalizzato, divorato fino all’osso dai
vermi della corruzione in tutti gli ambiti:
- giuridico
- industriale
- sindacale
- politico (soprattutto)
Uno stato di decomposizione che ha ecceduto tutti i limiti immaginabili, fino a infettare con la sua pestilenza tutti i partiti politici in maniera irreparabile.
Eppure, nonostante siano resi pubblici continuamente tutti questi
scandali di corruzione politica, gli Spagnoli continuano a votare per la
maggior parte gli stessi partiti politici, dando tuttalpiù alcuni dei
loro voti a partiti più piccoli che non rappresentano in nessun modo una
possibilità reale.
Ecco l’allucinante caso della Comunità Valenciana, la regione più
rappresentativa del saccheggio vergognoso perpetrato dal Partito
Popolare e dove, nonostante tutto, questo partito di autentici
fuorilegge e banditi continua a vincere le elezioni con maggioranza
assoluta.
Una vergogna inimmaginabile in nessuna nazione minimamente democratica.
E sfortunatamente il caso di Valencia è solo un esempio in più dello
stato generale del paese: lì abbiamo il caso indegno dell’Andalusia
dominata da decadi dall’altra grande mafia dello stato, lo PSOE, che con
i suoi soci del Sindacato e l’appoggio puntuale della Sinistra Unita
hanno rubato a piene mani per anni e anni.
O
il caso della Catalogna con “Convergència i Unió”,
un partito di baroni ladri d’élite, tanto per dare un altro esempio. E
potremmo continuare così per tutte le comunità autonome o il governo
proprio centrale dove le due grandi famiglie politico-criminali del
paese, PP e PSOE, si sono dedicate a saccheggiare senza alcuna
moderazione.
E
nonostante siano stati resi pubblici tutti questi casi di
corruzione generalizzata, siano state rivelate le implicazioni delle
alte sfere finanziarie e industriali con il tacito consenso del potere
giuridico, la dimostrazione che in forma attiva o passiva riguarda il
Sistema in tutti gli ambiti e si rende impossibile la creazione di un
futuro sano per il paese, nonostante tutto ciò, la risposta della
popolazione è stata… non fare niente.
La cittadinanza ha risposto
al massimo con “l’esercitare il legittimo diritto di manifestazione”,
un’attività molto simile a quella che fa la massa quando la sua squadra
di calcio vince una competizione ed esce per strada a celebrarla.
Nessuno ha fatto niente di effettivo per cambiare le cose, salvo un
piccolo spuntino.
Nel caso della corruzione venuta alla luce in Spagna e l’inesistente reazione della popolazione,
è un solo esempio tra i tanti nel mondo. Adesso riportiamo il caso dello
sport di massa,
sotto pressione per il sospetto di corruzione, di manipolazione di
dopaggio e per la molto probabile adulterazione di tutte le competizioni
sotto il controllo commerciale delle grandi marche…nonostante questo,
continuano ad apparire in televisione con un seguito sempre più
numeroso.
Tutto ciò si impoverisce davanti
alla gravità delle
rivelazioni di Edward Snowden e confermate dai governi in causa che ci
hanno detto in faccia alla luce di riflettori che tutte le nostre
telefonate , le attività sui social networks, il nostro navigare in
Internet è controllato e che ci stiamo dirigendo inesorabilmente verso l’incubo del Grande Fratello vaticinato da George Orwell nel “
1984“.
E la cosa più allucinante è che “una volta filtrate” queste
informazioni, nessuno si è preoccupato di ribatterle. Tutti i mezzi di
comunicazione, i poteri politici e le grandi imprese di Internet
implicate nello scandalo, hanno confermato pubblicamente come un
qualcosa di reale e indiscutibile questo stato di sorveglianza. L’unica
cosa che hanno promesso, in maniera poco convincente e a mezza bocca che
non continueranno a farlo…e si sono permessi anche di darci alcuni
dettagli tecnici!
E quale è stata la risposta della popolazione mondiale quando è stata rivelata questa verità? Quale è stata la reazione generale di fronte a queste rivelazioni?
Tutti continuano ad essere assorbiti dal loro smartphone,
continuano a rotolarsi nel dolce fango dei social network e continuano a
navigare nelle acque infestate di Internet senza muovere nemmeno una
falange di un dito… A cosa serve, allora, dire la verità?
Nel caso ipotetico che Edward Snowden o Julian Assange siano
personaggi reali e non creazioni mediatiche con una missione segreta, a
cosa sarebbe servito il loro sacrificio?
- Che utilità ha accedere all’informazione e rivelare la verità se non provoca nessun cambiamento, alterazione, trasformazione?
- A che serve conoscere in forma esplicita e documentata il fatto chel’energia nucleare può solo portare disgrazie come dimostrato dai terribili incidenti di Chernobyl e Fukushima, se queste rivelazioni non provocano nessun effetto?
- A cosa serve sapere che le banche sono enti criminali dediti al saccheggio di massa, se continuiamo a utilizzarle?
- A cosa serve sapere che il mangiare è adulterato e contaminato da ogni tipo di prodotti tossici, cancerogeni o transgenici, se continuiamo a mangiarli?
- A cosa serve sapere la verità su qualsiasi fatto importante se non reagiamo per quanto gravi siano le sue implicazioni.
Non inganniamoci da soli per quanto sia duro accettare tutto questo. Affrontiamo la realtà così com’è…
Nella società attuale, conoscere la verità non significa nulla
Informare sui fatti che veramente succedono,
non ha
nessuna reale utilità; anzi la maggior parte della popolazione è
arrivata a un livello tale di degradazione psicologica che come
dimostreremo, la rivelazione della verità e accedere all’informazione,
rafforzano ancora di più la loro incapacità di risposta e l’inerzia
mentale.
La grande domanda è: perchè? Che cosa ha portato tutti noi a quest’apatia generale?
E la risposta, come succede sempre quando ci rivolgiamo domande di
questo tipo, è tra le più inquietanti. Ed è in relazione con il
condizionamento psicologico cui è sottoposto l’individuo della società
attuale.
I meccanismi che disattivano la nostra risposta quando
accediamo alla verità per quanto scandalosa possa essere, sono semplici
ed effettivi. E sono nella nostra vita quotidiana.
Tutto si basa su un eccesso d’informazione.
E’ un bombardamento degli stimoli così esagerato che
provoca una catena di avvenimenti logici che finiscono con lo sfociare
in un’effettiva mancanza di risposta: in pura apatia.
E per lottare contro questo fenomeno è bene conoscere come si sviluppa il processo…
COME SI SVILUPPA IL PROCESSO?
Per prima cosa dobbiamo capire che questo stimolo sensoriale che riceviamo è carico d’informazioni.
Il nostro corpo è predisposto alla percezione e alla lavorazione di stimoli sensoriali, ma
la chiave del tema sta nella percezione di carattere linguistico dell’informazione, per linguistico sta a indicare ogni sistema organizzato con il fine di codificare e trasmettere informazione di ogni tipo.
Per esempio, ascoltare una frase o leggerla comporta la sua entrata nel nostro cervello a livello linguistico.
Ma lo stesso avviene quando guardiamo il logo di un’impresa, l’ascolto
delle note musicali di una canzone, guardare un segnale del traffico o
udire la sirena dell’ambulanza, tanto per darvi alcuni esempi…
Oggi, una persona è sottoposta a migliaia di stimoli linguistici di questo tipo solo durante un giorno; molti li percepiscono in forma cosciente,
ma la grande maggioranza in forma non cosciente che deve essere elaborata dal nostro cervello.
Potremmo dividere il processo di captare ed elaborare questa informazione in tre fasi:
- percezione
- valorizzazione
- risposta
Percezione.
Indubbiamente, in tutta la storia dell’umanità, apparteniamo alla
generazione che ha la capacità più grande di elaborare informazioni a
livello celebrale, con potere di differenziare soprattutto a livello
visivo e auditivo.
Man mano che nascono e crescono nuove generazioni acquisiscono una
maggiore velocità di percezione dell’informazione. Una dimostrazione di
quanto affermato la ritroviamo nel cinema.
Guardate un vecchio film western di John Wayne, una scena qualsiasi
di azione per esempio una sparatoria. E poi guardate una scena di
sparatoria o di inseguimento di macchine di un film odierno. Una
qualsiasi scena d’azione di un film attuale è piena di successioni
rapidissime di primi piani di breve durata.
Solo in 3 o 4 secondi si vedranno diverse figure:
il volto del protagonista che guida, quella del compagno che grida,
la mano sul cambio della macchina, il piede che spinge il pedale, la
macchina che schiva un pedone, l’inseguitore che slitta, il cattivo che
afferra la pistola, che spara dal finestrino, ecc… e ogni primo piano
sarà durato al massimo una decina di secondi.
Le immagini si succedono a tutta velocità come gli spari di una mitragliatrice. Eppure siete in grado di vederle tutte e di elaborare il messaggio che contengono.
Adesso rivedete il film di John Wayne. Non troverete successioni di
scene a ritmo di mitragliatrice, ma successioni di scene dalla durata
più lunga e con un campo visivo più ampio.
Probabilmente uno
spettatore dell’epoca di John Wayne si sarebbe sentito male vedendo un
film attuale poiché non era abituato a elaborare tanta informazione
visiva a tale velocità. Questo è un semplice esempio
del bombardamento di informazioni cui è sottoposto il cervello di ognuno
di noi oggi rispetto a quello di una persona di cinquant’anni fa.
Aggiungeteci tutte le fonti di informazioni che ci circondano,
come la televisione, la radio, la musica, l’onnipresente pubblicità, i
segnali del traffico, i diversi tipi di abbigliamento che indossano le
persone che incrociamo per la strada e che rappresentano ognuna di loro,
un codice linguistico per il tuo cervello, l’informazione che vedete
sul cellulare, sul tablet, in internet e inoltre i vostri impegni
sociali, le fatture, le preoccupazioni e i desideri che hanno
programmato tu avessi, ecc. ecc. …
Si tratta di un’autentica inondazione di informazione che il vostro cervello deve elaborare continuamente. Tutto questo con un cervello della stessa misura e capacità di quello spettatore dei western di John Wayne di cinquant’anni fa.
Per quanto ne sappiamo, sembra che
il nostro cervello abbia
la capacità sufficiente per percepire tali volumi di informazione e
comprendere il messaggio associato a questi stimoli.
Il problema quindi non sta lì. Infatti, sembra che il nostro cervello ne goda poiché ci siamo trasformati in tossicodipendenti degli stimoli.
Il problema sembra risiedere nella fase che segue.
Noi
ci scontriamo con i nostri limiti quando dobbiamo
valutare l’informazione ricevuta, cioè quando arriva l’ora di giudicare e
analizzare le implicazioni che comporta.
Questo succede perché non abbiamo il tempo materiale per fare una valutazione profonda di quell’informazione.
Prima che la nostra mente, da sola e con i criteri chele sono
propri, possa giudicare in maniera più o meno profonda l’informazione
che riceviamo, siamo bombardati da un’ondata di stimoli che ci
distraggono e inondano la nostra mente.
E per questa ragione che non arriviamo a valutare nella
giusta misura l’informazione che riceviamo per quanto importanti siano
le implicazioni che comporta.
Per capire meglio tutto questo, utilizzeremo un’analogia sotto forma di una piccola storia.
Immaginiamo una persona molto introversa che passa la maggior parte
del suo tempo rinchiusa in casa. Praticamente non ha amici e non
intavola relazioni sociali di nessun tipo.
Supponiamo adesso che questa persona vada al supermercato a comprare
una bottiglia di latte e quando va a pagare gli cade per terra e la
rompe causando grande scompiglio e macchiandosi i vestiti sotto gli
occhi di tutti e della cassiera.
Quando questa persona torna a casa, isolata com’è e senza uno stimolo
sociale, darà probabilmente un gran valore a quanto avvenuto al
supermercato.
Si domanderà perché gli è caduto il latte e quale movimento falso
abbia fatto perché questo avvenisse; si domanderà se la colpa fosse sua,
o della bottiglia che era troppo spigolosa; nella sua testa analizzerà
lo sguardo della cassiera e i gesti e i commenti di ogni cliente;
osserverà anche le macchie sui vestiti e tenterà di indovinare ciò che
hanno pensato gli altri di lui.
Si sentirà ridicola e giudicherà quel fatto meramente aneddotico
molto più importante di quanto lo sia stato in realtà. Solo perché
quella situazione ridicola al supermercato sarà il grande avvenimento
del giorno o della settimana. E forse non lo dimenticherà mai per tutta
la vita.
Adesso sostituiamo la persona introversa e senza relazioni con un modello opposto.
Una persona estroversa che passa tutto il giorno circondata da una
gran quantità di persone e di fatti, interagendo freneticamente con
clienti e compagni di lavoro, che parla al telefono, organizza incontri,
compra, vende, fa riunioni, ride, si arrabbia e termina la giornata
bevendo un bicchiere con gli amici.
Supponiamo che questa persona va a comprare il latte e anche a lei
cade la bottiglia causando un gran scompiglio e macchiandosi i vestiti.
La sua valutazione dell’accaduto sarà solo aneddotica poiché
rappresenta un evento in più tra tutti quelli a carattere sociale che
sperimenta durante la giornata. E in poche ore se ne sarà dimenticata.
Una persona della società attuale, assomiglia molto al secondo modello, sottoposta a una grande quantità di stimoli sensoriali, sociali e linguistici.
Per noi, ogni informazione ricevuta è rapidamente digerita e
dimenticata, portata via dalla corrente incessante dell’informazione che
entra nel nostro cervello come un torrente.
Perché viviamo immersi nella cultura del “twit”, un mondo
dove ogni riflessione su un evento dura 140 caratteri. E questa è la
profondità massima cui arriva la nostra capacità di analisi.
E’ per questa ragione, per la nostra impotenza di valutare e
giudicare da soli il volume di informazione al quale siamo sottoposti,
che l’informazione che ci è trasmessa, porta incorporata l’opinione che
dobbiamo averne, cioè quello che dovremmo pensare dopo aver realizzato
una valutazione approfondita dei fatti, cioè
chi emette l’informazione risparmia al ricevente lo sforzo di dover pensare.
Questo è il procedimento che utilizzano i grandi mezzi di
comunicazione e in un mondo di individui autenticamente pensanti sarebbe
tacciato di manipolazione e lavaggio del cervello.
La televisione è un esempio lampante.
L’esempio degli onnipresenti incontri politicidove gli ospiti sono presentati come “opinionisti”. La loro funzione è generare l’opinione che noi dovremmo costruire da soli.
Così il bombardamento di informazione continuo e incessante nel
nostro cervello ci impedisce di giudicare adeguatamente il valore dei
fatti, con un criterio nostro.
Ci toglie il tempo che dovremmo avere per soppesare le conseguenze di un avvenimento e lo frammenta in pezzettini da 140 caratteri
e lo trasforma in un giudizio breve e superficiale.
Risposta.
Una volta che la valorizzazione personale dei fatti è ridotta alla
minima espressione, entriamo nella fase decisiva del processo, quella
che è priva della nostra risposta.
Qui entrano in gioco le emozioni e i sentimenti, il motore di ogni
risposta e azione.Frammentando e riducendo il nostro tempo, riduciamo la
carica emotiva che associamo all’informazione.
Osserviamo le nostre reazioni: possiamo indignarci molto nel vedere
una notizia in un notiziario, per esempio lo sgombero forzato di una
famiglia senza mezzi, ma dopo pochi secondi siamo bombardati da
un’informazione diversa che porta verso un’altra emozione superficiale e
diversa che ci fa dimenticare la precedente.
Per esprimere questo in forma grafica e chiara: la nostra capacità di
giudizio e di analisi è pari a un “tweet”, la nostra risposta emotiva è
pari a un emoticon.
E qui sta la chiave.
Qui rimane disattivata la nostra possibile risposta. Per capire
meglio, torniamo all’analogia della persona introversa ed estroversa che
rompeva la bottiglia di latte al supermercato.
La persona introversa chiuse nel suo mondo che ha dato un valore più
profondo ai fatti avvenuti al supermercato continuerà a rimuginarci
sopra più volte.
Non dimenticherà facilmente le emozioni legate al ridicolo che ha
provato in quel momento e con molta probabilità esporre continuamente le
proprie emozioni finirà con provare un certo imbarazzo solo a
ripensarci.
E’ possibile che non torni per un certo periodo a fare spesa in quel
supermercato, anche se implica il fatto di dover andare più lontano a
comprare il latte; arriverà anche a provare repulsione per il luogo e le
persone che l’hanno reso ridicolo.
L’energia emotiva che ha messo su questo fatto concreto
diventerà una reazione effettiva per il fatto. Invece, la persona
estroversa tornerà al supermercato senza nessun problema poiché
mentalmente quanto accaduto, non ha rilevanza emotiva;
tuttalpiù arrossirà al vedere la cassiera o qualche cliente. La persona
estroversa non intraprenderà azioni effettive e tangibili che derivano
dal fatto della bottiglia di latte.
Oltre le valutazioni fatte su questi personaggi inventati, questi
esempi ci servono per dimostrare che il bombardamento incessante
dell’informazione cui siamo sottoposti finisce con lo sfociare in una
frammentazione della nostra energia emotiva e perciò finiamo col dare
una risposta superficiale o nulla.
E’ una risposta che per il momento in cui viviamo intuiamo che
dovrebbe essere molto più contundente eppure non arriviamo a darla
perché ci manca l’energia sufficiente per farlo. E tutti guardiamo
disperati gli altri e ci domandiamo: “Perché non reagiscono? Perché non
reagisco?”
E questa impotenza alla fine diventa una sensazione di
frustrazione e di apatia generale. Questa sembra essere la ragione per
cui non avviene una Rivoluzione quando per la logica dei fatti dovrebbe
essere già scoppiata. Si tratta quindi di un fenomeno psicologico.
Questo è il meccanismo di base che interrompe ogni risposta della
popolazione davanti ai continui abusi che riceve.
E’ la base sulla quale si poggiano tutte le manipolazioni mentali cui ci sottopongono oggi
E’ il meccanismo psicologico che rende la popolazione docile e sottomessa.
Potremo riassumere il tutto così:
L’eccessivo bombardamento di informazioni ci impedisce di
avere il tempo necessario per dare il giusto valore a ogni informazione
ricevuta e, di conseguenza, associarla a una carica emotiva sufficiente
per generare una reazione effettiva e reale.
COSPIRAZIONE O FENOMENO SOCIALE?
Non ha importanza se tutto questo fa parte di una grande cospirazione
atta a controllarci o se siamo arrivati a questo punto per via
dell’evoluzione della società, perché le conseguenze sono esattamente le
stesse:
i più potenti faranno il possibile per mantenere attivi questi
meccanismi e fomenteranno anche il suo sviluppo secondo le loro
potenzialità solo perché ne ricevono benefici.
Rivelare la verità, in effetti, favorisce questi meccanismi.
Ai più potenti non importa mostrarsi come sono o svelare i propri segreti per quanto sporchi e oscuri siano.
Rivelare queste verità occulte contribuisce in gran parte all’aumento del volume di informazione con il quale siamo bombardati.
Ogni segreto portato alla luce produce nuove ondate di informazioni
che possono essere manipolate e rese tossiche con l’aggiunta di dati
falsi, contribuendo così alla confusione e al caos dell’informazione e
da qui arrivano nuove ondate secondarie di informazioni che ci
stordiscono ancora di più
e ci fanno sprofondare di più nell’apatia.
Se combattiamo quest’apatia, frutto della poca energia emotiva con
cui cerchiamo di rispondere, con le tremende difficoltà che il sistema
ci mette davanti
quando è il momento di punire i responsabili,
si generano nuove ondate di frustrazione sempre più forti che ci portano
passo dopo passo alla resa definitiva e alla totale sottomissione.
Non ponetevi nessun dubbio: alle persone che ostentano il
potere interessa bombardarvi con enormi volumi di informazioni il più
superficiali possibili; perché una volta instaurata questa
forma di interagire con l’informazione ricevuta, tutti noi ci
trasformeremo in persone dipendenti da questo incessante scambio di
dati.
l bombardamento di stimoli è una droga per il nostro cervello
che ha bisogno di sempre più velocità per lo scambio di informazioni ed
esige meno tempo per poterle vagliare.
Succede a tutti noi: ci costa sempre più fatica leggere un lungo articolo pieno di informazioni strutturate e ragionate.
Abbiamo l’esigenza che sia stringato, più veloce, che si legga in una
sola riga e che si possa ingerire come una pasticca e non come un lauto
pranzo.
Il nostro cervello si è trasformato in un tossicodipendente da informazione rapida,
in un drogato avido di continui dati da ingerire pensati e analizzati
da un altro cervello in modo che noi non dobbiamo fare lo sforzo di
fabbricare una nostra opinione complessa e contraddittoria.
Il fatto è che noi odiamo il dubbio perché ci obbliga a pensare.
Non vogliamo farci domande. Vogliamo solo risposte rapide e
facili. Siamo e vogliamo essere antenne riceventi e replicanti di
informazioni come meri specchi che riflettono immagini esterne. Gli
specchi però sono piani e non hanno vita propria, tutto quello che
riflettono viene da fuori.
L’essere umano a gran velocità si sta dirigendo verso quello stato di fatto. Lo permetteremo?
CONCLUSIONE
Tutto quanto è stato scritto, forse non lo avreste voluto ascoltare.
E’ poco stimolante ed è qualcosa di complicato e farraginoso, ma le
complesse realtà non possono essere ridotte in un titolo ingegnoso di
tweet.
Per intraprendere una profonda trasformazione del mondo, per iniziare un’autentica Rivoluzione che cambi tutto e ci porti verso una migliore realtà, dovremmo
discendere nelle profondità della nostra psiche, fino alla sala macchine, dove si muovono tutti i meccanismi che determinano le nostre azioni e i nostri movimenti.
E’ lì che si risolve l’autentica guerra per il futuro dell’umanità.
Nessuno ci salverà facendo da un pulpito dei proclami brillanti e
delle promesse per una società più giusta ed equa. Nessuno ci salverà
raccontandoci una verità presunta o rivelandoci i segreti più oscuri dei
poteri occulti.
Come abbiamo visto, l’informazione e la verità non sono importanti
perché i nostri meccanismi di risposta sono invariati. Dobbiamo scendere
fino a loro e ripararli; e per fare ciò dobbiamo sapere come
funzionano. E non sarà necessario fare un complesso corso di psicologia:
osserviamo con attenzione e ragioniamo da soli e potremo raggiungere il
risultato.
Non si tratta di qualcosa di esoterico o basato su strane credenze
dal carattere Mistico, Religioso o New Age. E’ pura logica: non c’è
rivoluzione possibile senza una profonda trasformazione della nostra
psiche a livello individuale perché la nostra Mente è programmata dal
Sistema.
Per cambiare quindi il Sistema che ci imprigiona, prima lo dobbiamo disinstallare dalla nostra mente.
Lo faremo?
fonti
http://voxinsana.blogspot.it/2014/06/perche-non-siamo-capaci-di-ribellarci.html
DA
stampalibera.com