Alla stragrande maggioranza dei lettori il nome del conte Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi non dirà in effetti gran che. Al massimo, qualcuno potrebbe ricordare che a lui è dedicato un “prestigioso” premio che l’Ue, di anno in anno, assegna sostanzialmente ai suoi alti papaveri o comunque a prestigiosi euro-entusiasti in odor di squadra e compasso.
L’importanza ideologica e politica di quest’uomo, a cui si deve la fondazione del movimento paneuropeo (e, incidentalmente, la scelta dell’inno beethoveniano), è strategicamente fondamentale, e non sarà inutile analizzare alcuni passi della sua opera principale, quel “Idealismo pratico” oramai introvabile che possiamo considerare come una sorta di vademecum per la perfetta integrazione politica europea. Il problema principale a cui l’ideologo di Paneuropa si trova di fronte è come ovviare alla disomogeneità culturale dei popoli europei, con i loro sciocchi particolarismo nazionali. La soluzione che egli trova è abbastanza geniale per l’epoca (anni ’20 del ‘900) ed a dire il vero consequenziale e perfettamente logica, se si accetta la premessa che i popoli siano deleteri: facciamo sparire i popoli.
“L’uomo del futuro sarà un bastardo. Le razze di oggi e le classi spariranno a causa della scomparsa di spazio, tempo e pregiudizi [e frontiere, ndt]. […] La razza eurasiatica – negroide del futuro, simile nel suo aspetto esteriore a quello degli antichi Egizi, sostituirà la diversità dei popoli con una diversità di individui”, scrive Kalergi [1] ....
l'articolo continua su: http://www.ilprimatonazionale.it/cult...